Gordon - Francesco Leprino

Francesco Leprino
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Francesco Leprino
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Gordon Pym
Opera senza canto per attori, quattro gruppi di strumenti a percussione di legno, clarinetto basso
Tratto dal romanzo The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket di Edgar Allan Poe

Riduzione di Francesco Leprino
Musica di Giovanni Tamborrino

Enzo Vetrano, attore
Stefano Randisi, attore

Tamborrino Ensemble
Nunzio Pietrocola, percussioni
Tommaso Cotrufo, percussioni
Giuseppe Basile, percussioni
Nicola Puntillo, clarinetto basso
Giovanni Tamborrino, direttore
Gabriele Maggi, percussioni
Gordon Pym: un viaggio verso il bianco!
Quando qualche anno fa mi fu richiesto da Tamborrino un testo su cui lavorare per una nuova opera teatrale, mi venne in mente di porgli una sfida, di sceglierne uno il più prosaico possibile, il più lontano dalla sintesi della poesia bruciante e pregnante necessaria alla musica, un testo che non avesse calore, che non possedesse grandi contrasti di passioni. La scelta cadde così sull'unico romanzo di Edgar Allan Poe, The Narrative of Arthur Gordon Pym of Nantucket, in cui l'ansia e l'insofferenza dei racconti di viaggio è diluita in molte pagine, in cui l'agonia patologica dei sentimenti è prolungata oltre misura.
Di questo testo ho isolato alcuni momenti, scindendoli su due binari paralleli - il racconto e il vissuto - cercando di eliminare il più possibile l'articolazione sintattica, e di rendere, al tempo stesso, una dimensione diacronica e sincronica; una sorta di racconto congelato, come se tutte le elucubrazioni di Pym fossero frutto di una sola, singola immagine mentale, che produce fantasmi all'infinito, ma che è bloccata nella follia dell'istante: l'avventura come gesto ripetitivo di un motore immobile. Un gesto autistico della fantasia che si perpetua nella coazione a ripetere l'esperienza della sofferenza.
Il risultato è ciò che traspare dal romanzo di Poe, portato a evidenza nella sua riduzione e decantazione per la messa in musica: un'immagine desolante e terribile. Un mondo con pochi barlumi di speranza, l'antica tragedia che si consuma, ancora una volta, ineluttabilmente. Solo la possibilità di raccontare, quindi di sopravvivere, rimane un fatto positivo; ma l'epilogo, la morte violenta di Pym riferita dalla fredda obiettività della cronaca, fa spegnere anche quest'ultimo barlume, negandoci la possibilità di sapere. La tragedia del cercare, l'eterna sfida per superare la propria finitudine, al costo supremo dell'annientamento o della lenta agonia della sofferenza, sono i paradigmi eternamente moderni del romanzo di Edgar Allan Poe.
Un viaggio letteralmente verso il bianco, verso quel bianco più perfetto della neve... Il mare, l'avventura, la ricerca melvilliana (ante litteram, vista la cronologia) come tentativo di superamento dell'impossibile... Non è forse anche questa la pulsione che anima la ricerca e la sperimentazione artistica? Il musicista, ultimo a raccontare, sopravvive alla cronaca!
La materializzazione scenica di questo teatro evocativo è costituita da un centinaio di strumenti a percussione, posti su un palcoscenico-vascello, come attrezzature in dotazione all'imbarcazione, e gli strumentisti stessi, unitamente alle due voci (Pym narratore e Pym che vive al presente le proprie avventure), con una funzione visivo-spettacolare, una sorta di "ciurma" dell'immaginario legno galleggiante di Arthur Gordon Pym, del luogo, topos ineluttabile, dove si svolge la sua vicenda materiale ed interiore.
Un testo che Tamborrino ha raccolto, anticipando ancora una volta l'intuizione sulla riflessione, come possibilità di liberare completamente la musica dalle gabbie dell'evocatività del racconto, di farla agire per portare in superficie la tinta di fondo delle varie situazioni che esso descrive, di andare al di là del pedissequo, di raccogliere, in una parola, le derive poetiche che stanno sotto l'incrostazione prosaica delle parole. La sfida era superata: la musica, nella sua essenza assoluta e autoreferenziale, era andata al di là del testo e, pur tuttavia, non lo aveva tradito, rendendone evidenti le ragioni profonde.
La "trilogia" tragica di Tamborrino: Reputi di Medea - III Riccardo III - Gordon Pym
Dal mito tragico di Medea alla folle tragedia del potere shakespeariana, alla moderna tragedia dell'impossibile superamento della propria finitudine: tre spazi epocali con i quali Tamborrino si è cimentato negli ultimi anni, dando origine ad altrettante opere senza canto : Rèputi di Medea, per attrice, voce, flauti, oboe e 2 percussionisti, III Riccardo III, da Shakespeare, per 2 voci recitanti, tromba, corno e due percussionisti, Gordon Pym, da E. A. Poe, per 2 attori, clarinetti, 4 percussionisti.
In Rèputi di Medea la voce attraversa tutta la tavolozza delle sue possibilità espressive, passa dall'italiano all'antico «Griko», al dialetto salentino, con l'intonazione del cantastorie e dell'oracolo al tempo stesso...
III Riccardo III nasce da un'idea dell'attore e regista Claudio Morganti, che aveva già prodotto una versione teatrale e una cinematografica dell'opera shakespeariana (di cui questa vuole essere una terza versione musicale), ed è una ricerca sulla fusione timbrica degli strumenti di metallo: tromba, corno e percussioni metalliche, che restituiscono le tinte arcaiche e crudeli della tragedia di Shakespeare.
L'opera, Gordon Pym (tratta da Poe), ha come tema l'allegoria dell'avventura per mare. La veste musicale dell'opera, strutturata sulla cadenza narrativa del libretto, tira fuori l'energia, il senso dell'avventura, la pulsione alla scoperta, la sfida dell'ignoto presenti nel personaggio di Edgar Allan Poe.
Tre stadi di una ricerca fondata sulle potenzialità del linguaggio drammaturgico del timbro. Tamborrino, ad esempio, utilizza in III Riccardo III un set di dodici "calderini" di metallo (quelli usati dai muratori per impastare la calce!), che ha fatto intonare modellandoli sulla scala temperata (in maniera volutamente approssimativa), o un set di diciotto tamburi di legno intonati con le stesse caratteristiche in Gordon Pym, sviluppando una tecnica timbrica (e compositiva) basata su quelli che lui definisce "fusione timbrica". Si tratta di un materiale sonoro con una risultante omogenea, con sottili caratterizzazioni timbriche determinate dalla sovrapposizione di un suono puro (quello della marimba o del vibrafono, per esempio) col suono impuro di un altro strumento dall'intonazione indefinita, provocando un risultato dall'impasto sonoro molto particolare. Un suono impuro con risonanza sarà accoppiato ad un suono puro ugualmente risonante, mentre un suono impuro senza risonanza si fonderà con un suono puro non risonante. Questi accoppiamenti fanno sì che fra i due suoni si mantenga un equilibrio, e ne risulti un terzo suono di timbro ibrido (ciò che viene definito, un po' ironicamente, ìquarto di timbroî). Per arrivare a ciò, naturalmente, è necessario che i due strumenti suonino sempre perfettamente sincronici, oppure con un leggero ritardo d'attacco, in modo che, in ambedue i casi, si percepiscano come un'unica fonte sonora. Questo principio, oltre che agli strumenti, è applicato anche alla voce umana. Tale tecnica si inquadra in quella che Tamborrino definisce ìliuteria oggettisticaî: un oggetto sonoro dal suono "impuro" mescolato con uno strumento tradizionale. Applicazioni di questa procedura si trovano in tutte e tre le opere della "trilogia", sia fra gli strumenti, sia fra la voce del cantante e quella dell'attrice, come ad esempio nei Rèputi di Medea.
Prima rappresentazione: Messina, 10 maggio 1996, Accademia Filarmonica

Repliche:
  • Fiesole, Teatro Romano, 14 luglio 1996, nell'ambito dell'Estate Fiesolana
  • Castellaneta, 1 agosto 1996, 1° Festival della terra delle Gravine
  • Matera, 7 settembre 1996, Festival Culture dei Mari, Progetto governativo Musica Duemila
  • Bologna, 10 maggio 1997, DAMS-Università degli Studi, Teatro La Soffitta
  • Ferrara, 20 gennaio 1998, Teatro Comunale
Giovanni Tamborrino
Percussionista, compositore. Nato a Laterza, si è diplomato in strumenti a percussione e in canto, si è perfezionato in percussione con C. Caskel alla Hohkschule für Musik di Colonia. Ha partecipato a numerosi festivals: Maggio Musicale Fiorentino, Musica d'Oggi, Fondazione Maeght (Nizza), Biennale di Venezia, Fondazione Gulbenklan (Lisbona), Accademia Chigiana, Roma Europa Festival, etc. Di rilievo la sua collaborazione con Luciano Berio nell'ambito dell'istituto Tempo Reale di Firenze. Tamborrino ha pubblicato un volume sulle nuove tecniche della marimba (Marimbapbon) per Suvini Zerboni. Come compositore è stato eseguito in importanti Festival di musica del nostro tempo: Bari, Ischia, Latina, Bologna, Milano, ecc. Le sue musiche sono pubblicate dall'editore olandese Rieks Sodenkamp Muziekhandel (Maastricht). È stato pubblicato in Olanda un compact disc dedicato interamente alle sue composizioni.
Attualmente è direttore artistico del "Festival della terra delle Gravine".
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