La guerra del tempo
Poesie di Gillo Dorfles degli anni '40 lette da lui medesimo
Quasi dieci anni sono trascorsi da quando interrogavo Gillo sul suo quasi-secolo di vita. Ne era nato un documentario, Attraverso il tempo attraversato dal tempo, che ha avuto una larga diffusione in varie istituzioni.
Ora Gillo quel secolo l'ha ampiamente superato (gli anni sono ora 107), semplicemente restando indifferente al tempo, non entrando in guerra con esso.
La guerra, quella reale, trasuda invece dalle poesie che ha scritto in quel difficile decennio (lui sfollato in Maremma, al passaggio del fronte), abbandonata la medicina e la psichiatria, da sempre interessato alla musica nuova, allora combattuto fra pittura, poesia e teoria (critica, estetica, filosofia).
Di quelle poesie (pubblicate in volume nel 2012 da Campanotto Editore), colte, sagaci, ironiche, perfino felliniane ante litteram, ne ho scelte sedici, seguendo il mio impulso istintivo-naif, la cui lettura ho proposto a Gillo, superando la sua reticenza. Dopo essersi schernito, ribadendo che non è un attore, le ha lette (e commentate) tutte a prima vista, on misura, grazia e precisione, senza tagli né incertezze alcune. Cosa molto difficile perfino per un attore!
Ho farcito queste letture con i suoi dipinti di quel decennio, con brani dall'Arte della fuga di Bach reinventate da due moderni compositori, con le opinioni di un suo attento esegeta, e con una colonna sonora di rumori che quelle letture suggerivano.
E poi è nato, quasi spontaneamente, un "personaggio" che, sfidando le leggi della natura, esplora e oltrepassa ogni confine, perfetto avatar del suo originale. Una fuga a tre voci (poesia, pittura, musica) che rivela un aspetto inedito di Gillo Dorfles.
(F. L.)
...Attraverso il tempo attraversato dal tempo...
Conversazioni con Gillo Dorfles, Francesca Alfano Miglietti, Aldo Colonetti, Arnaldo Pomodoro, Lea Vergine
In collaborazione con Vannetta Cavallotti
Ho conosciuto l'uomo, e come tale l'ho interrogato. Del teorico e dell'artista avevo idee per sentito dire. Mi è piaciuto che il teorico e l'artista man mano prendessero forma ai miei occhi partendo dall'uomo, un uomo che schernendosi, censurandosi nel privato, racconta il mondo e, non awedendosene, racconta profondamente di sé. Quest'uomo apparentemente freddo, attratto da tutto ciò che è freddo (i gelati, l'acqua da bere quasi ghiacciata, la neve della montagna...) rivela un nucleo di fuoco incandescente, contenuto e dominato senza sforzo con la classe dello schermitore, col distacco del ballerino classico, per il quale anche la più piccola caduta di stile equivale a un affondo di spada, a uno scivolone sul palcoscenico.
Una classe d'altri tempi, verrebbe da dire, se non fosse che questi tempi sono i suoi tempi, come lo erano i primi decenni del secolo scorso, proprio perché Gillo Dorfles il tempo lo ha attraversato come una grande spugna, e ne è stato dialetticamente attraversato, causando una sorta di relatività spazio-temporale che immunizza dallo scorrere del tempo, come accade ad Achille che non raggiungerà mai la tartaruga. Forse in virtù di questo, Dorfles osserva con adolescenziale candore e curiosità l'ultimo fenomeno del rock, l'ultima tendenza della moda come l'ultima formula di ardita avanguardia artistica. La stessa golosa curiosità attira il suo sguardo sui cappelli e le scarpe come sulle vetrine.
(F.L.)