Un musical barocco su Alessandro Stradella
C’è un corpo mancante nei musicisti del passato, ed è quello biografico. Un vuoto di cui i pochi documenti autentici non danno conto e che la falsa aneddotica si affretta a riempire: i grandi personaggi costretti, loro malgrado, a dare in pasto alla storia le loro presunte vicende umane, come tributo per comunicare meglio la loro arte (già Vasari lo sapeva bene).
Se lo “denudiamo” dall’aura che gli hanno attribuito i secoli, il musicista del passato ci appare “tutto musica”, e le vicende biografiche non sono altro che una nebulosa sfocata.
E allora Musical: “se non sai come dirlo, cantalo!”, dicevano negli anni ‘30 a Hollywood.
E la musica scritta c’è tutta, tutta la carne del personaggio, che è, appunto, un musicista, che ha nome Alessandro Stradella.
Con una biografia unica nella storia della musica: nasce nel 1643, muore nel 1682, a 38 anni. Pugnalato! Per ben 2 volte attentano alla sua vita ed è costretto alla fuga. Oltre 300 composizioni nell’arco bruciante di 15 anni! Unico musico del suo tempo a praticare tutti i generi.
Ottimo materiale per opere (ne hanno composte sei nell’Ottocento), romanzi e film da Oscar!
Ma questo è un film musicale, dove gli attori principali sono i musicisti che cantano e suonano e, in secondo piano, gli stessi musicisti che recitano (e in trasparenza i luoghi odierni delle vicende antiche). Non attori che cantano (come nel Musical), ma cantanti che recitano i loro personaggi storici.
Personaggi caratterizzati da un annullamento temporale, personaggi che si raccontano ironicamente e che, di riflesso, raccontano Stradella da diverse soggettive. Personaggi che “vivono” oggi e nel passato al tempo stesso, rincorrendo il tempo senza soluzione di continuità.
Questo schiacciamento temporale accosta un’epoca remota alla nostra, mantenendo con naturalezza la comunità d’intenti: Stradella moderno come il rock e il jazz, Oratori e opere composti nel XVII Secolo, i cui contenuti sembrano trovare rispondenze nella contemporaneità.
Dalla seconda metà del ‘600 a oggi, dal “Basso Continuo” al Pop, come d’incanto il passo si fa breve.
Le vicende vere, presunte o false di Stradella diventano occasioni per ascoltare, in una sorta di soggettiva emotiva, la sua musica. Intensa e complessa, a dispetto di una facciata immediata, semplice, comprensibile da chiunque.
Una indagine sullo iato fra le irrequietudini del protagonista e la purezza delle sue linee musicali.
Parole e immagini al servizio della musica, come flussi di coscienza, punteggiature per l’ascolto e per focalizzare l’attenzione, portandone alla coscienza il decorso musicale, come fosse un racconto senza parole.
Un taglio introspettivo, dove i personaggi, quasi fantasmatici, sembrano scaturiti dal sogno di Stradella, che vive con distacco ironico il confronto con le verità, le supposizioni e le invenzioni sulla sua vita, che la ricezione ha accumulato in questi secoli.
(F. L.)