Clips und Klang
12 Studi su luoghi dello sguardo, dell'ascolto, della mente... con interludi celesti
Nella prima fase della mia vita ho osservato il mondo con l’orecchio, controcorrente rispetto alla civiltà visuale in cui sono cresciuto. Ora sento il bisogno di osservare lo stesso mondo con l’occhio, ma con un occhio totalmente viziato dalla mia esperienza uditiva, con tutti i tic dell’auscultazione, con le tecniche della perduta civiltà dell’orecchio.Ogni Clip, pur utilizzando una tecnica di ripresa convenzionale, si avvale di processi di elaborazione e di montaggio differenti, in relazione materica o psicologica con le peculiarità del luogo che vuole rappresentare. Le musiche non sono in alcun modo commento sonoro alle immagini (e viceversa), ma ne costituiscono una vera e propria ”sceneggiatura”, non certo dal punto di vista semantico- narratologico, quanto in relazione ai rapporti drammatici fra suoni, temi, organizzazione ritmica, sia a livello micro che macroformale.
Per altro verso, la“struttura formale latente” che caratterizza le musiche scelte e la tinta comunicazionale che esse innescano sono aspetti che hanno condizionato le immagini fin dal momento della loro selezione per le riprese.
Come avviene musicalmente per gli Organa delle duecentesca Scuola di Notre Dame, a una prima “voce” - qui la vox principalis di una musica preesistente - se ne aggiunge una seconda - qui la vox organalis della costruzione visiva - alla ricerca di una sintesi in cui l’orecchio e l’occhio cedano vicendevolmente l’uno all’altro l’attenzione, soggiogati dalle dimensioni temporali che la composizione visivo- musicale mette in campo.
Il tempo, paradigma di questo fine-millennio, è il sub- livello fondante della relazione fra suono e immagine in Clips und Klang, un tempo in conflitto fra la dimensione dello zapping e la dimensione sacrale dell’arte e dei sentimenti (l’attimo in cui emerge ciò che non è mai esistito, come diceva Bataille). Dinamizzare e, in qualche modo, drammatizzare queste diverse dimensioni temporali significa anche mettere il dito sulla piaga della nostra tragedia di contemporanei. Fruire sinteticamente questa molteplicità di “tempi”, con tutto l’indotto di istanze che si trascinano dietro, significa riflettere coscientemente sulla nostra solitudine di massa, sull’ingiustificato horror vacui che la discontinuità del flusso informativo ci ha instillato.
Ma in ultima analisi - e più semplicemente - Clips und Klang vuole essere un omaggio, un atto d’amore verso le musiche scelte e verso tutto ciò che veicolano in quanto traccia di civiltà.
Per altro verso, la“struttura formale latente” che caratterizza le musiche scelte e la tinta comunicazionale che esse innescano sono aspetti che hanno condizionato le immagini fin dal momento della loro selezione per le riprese.
Come avviene musicalmente per gli Organa delle duecentesca Scuola di Notre Dame, a una prima “voce” - qui la vox principalis di una musica preesistente - se ne aggiunge una seconda - qui la vox organalis della costruzione visiva - alla ricerca di una sintesi in cui l’orecchio e l’occhio cedano vicendevolmente l’uno all’altro l’attenzione, soggiogati dalle dimensioni temporali che la composizione visivo- musicale mette in campo.
Il tempo, paradigma di questo fine-millennio, è il sub- livello fondante della relazione fra suono e immagine in Clips und Klang, un tempo in conflitto fra la dimensione dello zapping e la dimensione sacrale dell’arte e dei sentimenti (l’attimo in cui emerge ciò che non è mai esistito, come diceva Bataille). Dinamizzare e, in qualche modo, drammatizzare queste diverse dimensioni temporali significa anche mettere il dito sulla piaga della nostra tragedia di contemporanei. Fruire sinteticamente questa molteplicità di “tempi”, con tutto l’indotto di istanze che si trascinano dietro, significa riflettere coscientemente sulla nostra solitudine di massa, sull’ingiustificato horror vacui che la discontinuità del flusso informativo ci ha instillato.
Ma in ultima analisi - e più semplicemente - Clips und Klang vuole essere un omaggio, un atto d’amore verso le musiche scelte e verso tutto ciò che veicolano in quanto traccia di civiltà.